Leo Turrini ha chiaro il problema: “Il calcio italiano non ha più dirigenti seri, senza non si possono portare cambiamenti”

La Serie A sta per ripartire in mezzo a tantissimi nuovi problemi e polemiche nate intorno al calcio italiano. Tra lo scandalo dell’AIA, il terremoto Juventus e il rialzo dei prezzi annunciato da DAZN per i nuovi abbonati, di argomenti sul tavolo ce ne sono tanti. Di questo e altro a calciomercato.it su TvPlay, in onda su Twitch, ha parlato il giornalista Leo Turrini.

Leo Turrini su Andrea Agnelli
Leo Turrini a TvPlay su Andrea Agnelli (Ansa Foto)

Finisce la sosta invernale più lunga nella storia del calcio italiano. Una pausa che, oltre al mondiale vinto dall’Argentina, ci ha regalato anche tantissime polemiche. Tra il terremoto Juventus, con le dimissioni dell’intero cda, lo scandalo all’AIA, con il procuratore federale arrestato, e l’ennesimo rialzo degli abbonamenti da parte di DAZN per chi vorrà sottoscriverlo con l’anno nuovo, si torna al calcio giocato con tantissimi argomenti caldi intorno. Il giornalista Leo Turrini ha dato la sua a calciomercato.it su TvPlay, in onda su Twitch, partendo dalla lotta Scudetto e il paragone tra Spalletti e Scaloni: “Una suggestione che mi è venuta dalla lettera di Messi, in cui ha detto che Maradona gli ha dato una mano da lassù.

Argentina e Napoli sono collegate in modo indissolubile dopo il passaggio di Maradona: “Napoli per Diego è stata una grande passione, sappiamo come sta giocando la squadra partenopea e allora mi è venuto in mente che, pur non avendo Messi ma Kvara, Spalletti potrebbe essere la versione 4.0 di Scaloni in Serie A. Un’occasione così favorevole non capitava agli azzurri da una vita”.

Il calcio italiano è ormai un gradino sotto a tantissimi altri campionati e i motivi sono tanti. Non ultimi la vendita dei diritti televisivi, dall’estero l’Italia incassa pochissima e la polemica intorno a DAZN è stata solo l’ultima di una lunga serie: “È stata la F1 a inventare la centralizzazione dei diritti televisivi, quasi mezzo secolo fa, è così che è diventato l’evento che è ora. Parlando del calcio italiano noto con dispiacere una cosa, c’è una paurosa mancanza di figure dirigenziali. Ho avuto modo di girare il mondo per tanto tempo, le partite di calcio che venivano trasmesse anche molto lontano erano le gare della Serie A. Il tempo è passato, sono arrivate nuove figure come gli emiri, ma il nostro campionato è andato indietro su tutti gli aspetti.  C’è una colpa collettiva, recuperare non sarà semplice, perché vedo soluzioni sempre a spizzichi e bocconi”. Le eliminazioni dai mondiali un sintomo importante e chiare: “E’ due anni di fila che non ci andiamo, vuol dire che c’è un problema enorme alla base. Abbiamo perso un’intera generazione. Vedo pochi riflettere su questo ed è un peccato”.

Lionel Scaloni
Lionel Scaloni, ct dell’Argentina (Ansa Foto)

Leo Turrini aggiunge poi una riflessione sulla situazione infrastrutturale italiana: “Nel 1990 abbiamo avuto i mondiali, una grandissima occasione, per aggiornare i nostri stadi. Abbiamo invece costruito cattedrali nel deserto in tutta Italia. Se invece guardi come hanno usato in Germania il volano dei Mondiali per modernizzare gli stadi… noi abbiamo sprecato occasioni, siamo nel 2023 e abbiamo stadi brutti, non siamo in grado di invogliare le famiglie ad andare allo stadio. C’è tutto un insieme che andrebbe riorganizzato da capo, ma non vedo in giro delle figure che facciano pensare che ci si arriverà”.

La chiusura è per l’inchiesto Prisma che ha coinvolto la Juventus, con tanto di dimissioni in blocco del cda della Vecchia Signora. Uno scandalo che coinvolge indirettamente anche la Ferrari visto che la famiglia è la stessa: “Andrea Agnelli ha pur sempre vinto nove scudetti di fila, ma penso abbia fatto la fine di Icaro, ha tentato il grande colpo con l’operazione Cristiano Ronaldo, era stato avvisato che era un’operazione che non stava in piedi ed è finita come ormai sappaimo. Mentre sulla Juventus per ragioni dinastiche c’è un affetto da parte della proprietà, in Ferrari negli ultimi anni questo non si è visto. Gianni Agnelli per più motivi voleva bene alla Ferrari. Chi la guida deve essere appassionato, se invece chi la guida guarda solo in borsa c’è un problema. La Ferrari deve correre, è così che si fa pubblicità ed è l’unica scuderia sempre presente in F1. La scelta di John Elkann di prendere la presidenza dopo la scomparsa di Marchionne è un segnale che comunque si rendeva conto che la Ferrari è anche sentimento. Ora si cambia di nuovo tutto, con Vasseur, che è uomo di corse, ma la macchina che debutterà a breve però sarà comunque quella di Binotto, dipenderà dal suo lavoro, poi Vasseur potrà intervenire nella gestione, ma non sulla macchina”.

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