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Calcio Italiano

De Ficchy: “I giudici dello sport italiano non sono indipendente, bisogna cambiare il sistema per le nomine”

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Davide Marchiol

Impazza la discussione non solo sulla Juventus, ma anche sullo stato della giustizia sportiva, spesso accusata di scarsa trasparenza. Per parlare di questo e altro calciomercato.it a TvPlay, in onda su Twitch, ha raggiunto telefonicamente l’ex procuratore aggiunto della FIGC Luigi De Ficchy.

Gabriele Gravina, attuale presidente della FIGC (Ansa Foto)

Il terremoto in casa Juventus e il caso plusvalenze stanno scuotendo lo sport italiano su più livelli. Fanno discutere infatti non solo i vari procedimenti che potrebbero portare a prendere provvedimenti nei confronti diverse squadre, ma nel mezzo dei dibattiti c’è anche il livello di trasparenza garantito dalla giustizia sportiva, spesso finita nel mirino proprio per questo. A calciomercato.it a TvPlay, in onda su Twitch, l’ex procuratore aggiunto della FIGC Luigi De Ficchy ha dato il suo parere sulla questione: “Sono stato procuratore sostituto negli anni Novanta e primi 2000, come aggiunto lo sono stato fino a poco tempo fa e non me ne sono andato per mia scelta”.

De Ficchy spiega infatti come il suo addio al ruolo non sia stato qualcosa di concordato, ma una decisione unilaterale: “Mi sono fatto un film, con il senno di poi evidentemente non concreto, in cui se mandavo il mio curriculum c’era la possibilità di diventare Procuratore Federale. Quando sono andato in pensione il prefetto aveva lasciato l’incarico, c’erano i posti da aggiunto e ho fatto domanda. In quel periodo era stato nominato facente funzioni da procuratore il dottor Chinè. Dopo l’anno e mezzo, alla scadenza del periodo olimpico, dovevamo essere riconfermati, invece è stata fatta tabula rasa, nessuno è stato riconfermato”.

Viene da pensare che si sia stato un reset dovuto a motivi politici: “Non lo so, io avrei dovuto fare il procuratore federale stando ai curriculum, per l’esperienza che ho avuto ero il profilo più adatto. Ho fatto procedimenti per terrorismo, per la Banda della Magliana, con esperienze specifiche anche nella giustizia sportiva. Pensavo di essere il più adatto.  Non so se davo fastidio, ma l’attuale dirigenza della FIGC non mi ha riconfermato e le motivazioni non ci sono state fornite. In quell’anno e qualche mese, anche se il facente funzioni mi aveva assegnato il settore degli allenatore della Serie B, mi sono divertito”.

Le parole di De Ficchy a TvPlay

Il caso Juventus è quello che sicuramente sta scuotendo di più la giustizia sportiva nell’ultimo decennio. Tra caso plusvalenze, altre squadre coinvolte e la manovra stipendi si sono riaccesi i fari su come vengono gestiti questi terremoti. De Ficchy intanto dà il suo punto di vista sulla riapertura del processo sportivo: “Sono emersi elementi nuovi che riguardano la stessa fattispecie giudicata in un primo tempo. Questo giustifica una riapertura dell’indagine, sia la Corte d’Appello che il primo grado hanno giudicato senza determinati elementi sulla fattispecie. Era una possibilità che è stata percorsa ed è giustificata dalle situazioni concrete”. Poi c’è un’aggiunta per quanto riguarda i rischi che corre la Vecchia Signora: “Per quanto riguarda il codice di giustizia sportiva rischia molto, la penalizzazione sicuramente. Poi bisogna vedere cosa ne pensa il tribunale. Bisogna passare questo step e vedere in primis se è possibile un nuovo giudizio e una nuova sanzione, anche se secondo me non si può arrivare a una retrocessione”.

Torna poi a galla il problema che riguarda il modo in cui vengono nominate le figure principali della giustizia sportiva, modalità che non garantiscano la necessaria trasparenza: “Il calcio italiano si deve rendere conto che le regole della giustizia sportiva, se vogliamo avere una trasparenza assoluta, vanno rinnovate, soprattutto quella che riguarda la nomina. L’indipendenza della magistratura è importante. Da dipendente a me nessuno ha mai fatto raccomandazioni, non ero stato nominato da una classe politica e non ero soggetto a pesi e contrappesi. La giustizia sportiva attualmente è nominata dalla stessa dirigenza che potrebbe in teoria allo stesso tempo essere sottoposta a giudizio della giustizia sportiva. Non c’è una piena indipendenza. Con questa modalità per le nomine non ci può essere attualmente quella trasparenza che c’è quando io stesso vengo nominato da organo terzo. Ci dev’essere una trasparenza totale”.

 

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Davide Marchiol

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