Se c’è un allenatore che sa come diventare antipatico, o perlomeno poco simpatico, ai tifosi avversari ma anche ai suoi stessi giocatori, quello è forse Gian Piero Gasperini. Nulla da dire sul suo essere un grande tecnico. Lo ha dimostrato in quasi tutta la sua carriera, specialmente sulla panchina del Genoa e su quella dell’Atalanta negli ultimi anni. Ma certe spigolosità del suo carattere non lo hanno mai abbandonato, e lo hanno portato in certi casi anche a “umiliare” verbalmente giocatori molto importanti per le sue squadre.
D’altronde, per poter eseguire il suo calcio, bisogna ‘pedalare’, e questo è chiaro. Gasp ha delle idee precise, raramente è venuto meno ai suoi principi, e necessita di una squadra atleticamente inattaccabile per poter riuscire a portare a casa i risultati.
I suoi giocatori, prima che calciatori, sono atleti. Devono esserlo in ogni aspetto della loro vita, dallo svago all’alimentazione. E così, se qualcuno sgarra, è inevitabile che debba pagare prima di poter scendere in campo, a prescindere dal suo valore. Lo ha confermato una dichiarazione incredibile del suo attuale capitano, che ha svelato un retroscena riguardo il loro primo incontro.
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Immagina la situazione: è il tuo primo giorno di lavoro in una nuova azienda (o sotto una nuova gestione), ti presenti nello studio del tuo capo e lui ti dice che non sei in grado di svolgere la tua professione, e dovrai restare a casa finché non imparerai. Non è proprio il migliore degli inizi. Se poi il tuo lavoro è quello del calciatore, e per metterti in riga il tuo boss, o meglio il tuo allenatore, finisce per incappare in un vero e proprio caso di body shaming, l’episodio non può che assumere contorni che rasentano l’assurdo.
A raccontare l’episodio è stato l’attuale capitano dell’Atalanta, Rafael Toloi, calciatore italo-brasiliano, uomo importante della nazionale di Mancini e pilastro della Dea. Intervistato da Cronache di spogliatoio, il difensore ha rivelato il retroscena del loro primo incontro, in cui Gasp ha rotto il ghiaccio così: “Toloi, tu sei troppo grasso. Finché non dimagrisci, non puoi allenarti con noi“.
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Parole a dir poco brusche, e non del tutto aderenti alla realtà, visto che lo stesso calciatore ha ammesso di aver avuto qualche chiletto in più, frutto di una o due birre di troppo, ma nulla di irrimediabile. Non a caso, in poco tempo si è rimesso in sesto ed è entrato nelle grazie del suo allenatore.
Una storia a lieto fine, anche se con le parole bisognerebbe andarci un po’ più cauti: mandare il messaggio che un giocatore come Toloi possa essere stato grasso non è infatti granché educativo se si pensa alle tante persone che soffrono per seri problemi di peso e di alimentazione nel nostro paese.
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