Un tremendo lutto ha colpito il mondo del calcio americano. Durante i Mondiali in Qatar 2022, “maledetti” per molti motivi e costati la vita a troppe persone, è scomparso anche un noto giornalista. Si tratta di Gran Wahl, 49 anni, uno dei più importanti cronisti ed esperti di calcio negli Stati Uniti. Una morte improvvisa, la sua, apparentemente frutto solo della sfortuna, anche se ha lasciato più di qualche perplessità. Solo pochi giorni fa, infatti, Wahl aveva fatto parlare di sé per aver indossato una maglia a sostegno dei diritti della comunità LGBT.
Non conosciamo la realtà dei fatti, se non quella che è stata raccontata dagli organi d’informazione ufficiali, compresi quelli per cui Wahl lavorava. Evidente, però, che in un Mondiale così ambiguo, così difficile, così macchiato da situazioni a dir poco incresciose, anche una morte accidentale possa trasformarsi in un piccolo mistero.
Stando a quanto riferito dal The Wall Street Journal, Grant sarebbe morto per un attacco di cuore mentre “copriva” il match tra Argentina e Paesi Bassi. Inutili i soccorsi, intervenuti tempestivamente ma quando purtroppo non c’era più nulla da fare. Anche se rimane qualche dubbio. Solo pochi giorni fa, infatti, Wahl aveva scritto sul suo sito web alcune parole che oggi appaiono a dir poco inquietanti…
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Pochi giorni fa, mentre era impegnato nel suo racconto dei Mondiali, Wahl sul suo sito web aveva descritto le sue sensazioni dopo essere stato visitato in una clinica in Qatar. “Il mio corpo mi ha abbandonato“, aveva svelato Grant, lamentandosi per il poco sonno, il forte stress e il troppo lavoro. Dopo essersi preso il raffreddore, gli è stata riscontrata una bronchite (non collegabile al Covid). Una malattia che a quanto pare ha condiviso con tanti altri giornalisti: “Hanno una tosse pazzesca. A volte sembra un rantolo di morte“.
Una descrizione lugubre del suo stato di salute. Nulla di compromettente, ma sicuramente di preoccupante, considerando che solo pochi giorni dopo il giornalista è scomparso per un attacco di cuore.
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Non c’è bisogno di insinuare nulla, non c’è bisogno di ricostruire notizie che non avrebbero alcun fondamento. Ma i fatti sono questi: un giornalista è morto, dopo aver avuto una bronchite, per un infarto, pochi giorni dopo aver manifestato a favore nei diritti LGBT indossando una maglietta arcobaleno in Qatar, paese che vede l’omosessualità come una malattia. Questo è ciò che è successo. Le opinioni, per ora, restano appannaggio di ognuno di noi e delle nostre coscienze, come per chiunque abbia seguito, in qualche modo, questi Mondiali sempre più rossi. Come il sangue.
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