Italia, due generazioni bruciate: ai prossimi Mondiali saremo i più “vecchi”?

Il fallimento Mondiale dell’Italia continua a far discutere e a far soffrire i tifosi azzurri: con questa doppia debacle, la Nazionale ha di fatto bruciato due generazioni di talenti. E nessuno pagherà per questo.

Ora che i Mondiali in Qatar sono una realtà, il pugno nello stomaco è ancora più doloroso per la nostra Nazionale. Con non poco rammarico, e anche un pizzico di rabbia, i tifosi italiani stanno guardando la manifestazione qatariota senza trasporto, costretti a “godere” solo per le sconfitte altrui. Un destino ingiusto per chi ha sempre sostenuto gli Azzurri, e si è visto tradito, sul più bello, da una squadra che ci aveva illusi salendo un anno fa sul tetto d’Europa. L’Italia ai Mondiali non c’è. Siamo solo un fantasma che aleggia, ucciso dal fallimento di chi continua a nascondere le proprie responsabilità e a sedere sulla propria poltrona, comodo e appagato.

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Donnarumma Barella Bonucci (LaPresse)

Se i tifosi sono tra le vittime principali della doppia debacle del nostro calcio, ai calciatori non va molto meglio, colpevoli e vittime al contempo. Perché è vero che molti di loro ci hanno traditi, ma è altrettanto vero che a pagarne le conseguenze sono anche loro. Basta pensare al gruppo che ha vinto Euro 2020: molti di loro hanno giocato un solo Mondiale, molti dovranno aspettare una vita calcistica per debuttare, qualcuno, addirittura, rimarrà probabilmente fuori, senza mai aver giocato la più affascinante kermesse per Nazionali.

Tra i giocatori a rischio, in questo senso, abbiamo Spinazzola, che nel 2026 avrà 33 anni, Jorginho, che ne avrà 34, Belotti, che ne avrà 32, Acerbi, che arriverà a 38 anni, Bernardeschi, che ne avrà 32, Florenzi e Toloi, che ne avranno 35. Un’intera generazione di calciatori di discreto talento, che si ritroverà senza poter vivere la più grande emozione della propria carriera.

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Discorso simile per chi ha giocato i Mondiali nel 2014, salvo poi vederseli sfuggire per due anni di seguito. Giocatori come Immobile (che ne avrà 36) e Insigne (che ne avrà 35), che in Nazionale avrebbero meritato altre fortune. E fortunatamente anche come Bonucci, che invece è diventato capitano quasi per caso e che, si spera, non avrà intenzione di giocare ancora nel 2026. Sempre che ci si riesca a qualificare…

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Di fatto, del gruppo che ha fatto la storia a Wembley, hanno buone chance di poter restare in lizza per un posto anche in vista dei prossimi Mondiali diversi giocatori importanti, insieme a tanti dei volti nuovi che Mancio sta inserendo nel giro della Nazionale in questi ultimi mesi, come Scalvini, Miretti, Fagioli, Gnonto o Dimarco.

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Raspadori (LaPresse)

Incredibilmente, alcuni campioni d’Europa del 2020 (o 2021) dovranno attendere la loro maturità calcistica (se non quasi il loro declino) per poter mettere piede per la prima volta in campo in un Mondiale. E stiamo parlando di talenti come Di Lorenzo (che avrà 32 anni), Berardi (che ne avrà 31), Chiesa (che ne avrà 28), Barella (che ne avrà 29), Raspadori (che ne avrà 26), Bastoni (che ne avrà 27) e Meret (che ne avrà 29).

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Ma a testimoniare maggiormente il danno che quest’assenza di dodici anni (probabile) dai Mondiali ha creato è il caso di un altro dei nostri campionissimi, Gigio Donnarumma. Un top player che ha debuttato in Nazionale a 17 anni e che, se tutto andrà bene, farà il suo esordio mondiale a 27. La testimonianza vivente del fallimento di un intero movimento.

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