Hervé Renard, l’eroe d’Africa che sembra un attore di Hollywood

Renard è un giramondo della panchina, prima dell’impresa con l’Argentina ha già compiuto grandi imprese con altre nazionali africane

La grande impresa dell’Arabia Saudita ai Mondiali in Qatar rimarrà nella storia. Sconfitta l’Argentina nella gara di esordio: un successo inaspettato e che ha travolto di gioia l’intero paese saudita. Addirittura il re ha disposto un giorno di festa nazionale il 23 novembre, con scuole e uffici chiusi.

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Hervé Renard, l’eroe d’Africa che sembra un attore di Hollywood (LaPresse)

L’artefice di questa storica e meritata vittoria è indubbiamente Hervé Renard, l’allenatore della squadra araba. Si tratta di un volto noto a chi conosce il calcio africano, forse un po’ meno per chi segue solo il mainstream calcistico. Renard ha concluso la sua carriera da calciatore nel 1998, decidendo di fare l’imprenditore e lasciando il mondo del pallone. Poi il suo connazionale Claude Le Roy lo chiama per il ruolo di suo assistente in Cina. Da allora Renard scopre le esperienze da allenatore in Africa di Le Roy, che ha lavorato con Senegal e Camerun.

Renard, l’allenatore romantico che ama l’Africa

Quindi anche lui comincia a seguirne le orme, lavorando per le federazioni aficane, intervallate da qualche esperienza in Europa, come al Cambridge, al Sochaux e al Lille. Poi sono arrivate le chiamate da nazionali lontane ed “esotiche”: dalla Cina al Vietnam, poi il riavvicinamento con una tappa in Inghilterra prima di un biennio in patria allo Cherbourg. Poi arriva l’Africa: Zambia, Angola, ancora Zambia e nel 2013 un’ultima parentesi francese al Sochaux. Il 2015 alla guida del Lilla è stato solo un momento tra le esperienze da ct in Costa d’Avorio, Marocco e, appunto, Arabia.

Fino ad ora, in carriera ha alzato due volte la Coppa d’Africa con lo Zambia nel 2012 e la Costa d’Avorio nel 2015. Personaggio carismatico e dall’indubbio fascino: più che un allenatore sembra un attore. I suoi colori chiari e la chioma bionda gli danno quel tono da “Mia Africa” che lo rende sicuramente un personaggio affascinante, e non solo per le imprese calcistiche, ma anche per la scelta di legarsi così tanto ai paesi africani, nei quali è ricordato come un vero eroe.

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