La Corea del Sud è l’incubo dei telecronisti: “Ma quanti sono?”

La prima gara dei Mondiali 2022 della Corea è stata un incubo per i telecronisti: tutta colpa del commissario tecnico Paulo Bento, che ha mandato in campo tutti i Kim che aveva a disposizione. O quasi.

Ma non finiscono mai?“. Se lo saranno chiesto, sicuramente, tutti i telecronisti e i commentatori impegnati nel racconto dei Mondiali 2022. Meno i coreani, ovviamente. Tra le mille curiosità e particolarità che hanno accompagnato il debutto in questa edizione per la Corea del Sud ce n’è anche una che riguarda uno degli eroi dei tifosi del Napoli, Kim Min-jae. Insieme a tutti i suoi “fratelli”.

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Kim Cavani (LaPresse)

Di una cosa infatti il ct Bento, allenatore dei sudcoreani, ha avuto davvero l’imbarazzo della scelta: stiamo parlando del numero di Kim. In questa edizione della manifestazione se n’è portati dietro ben sei. E, curiosamente, alla prima gara ha deciso di mandarli in campo tutti, meno uno.

Sono stati ben cinque i Kim utilizzati dal tecnico portoghese. In pratica, tutto il pacchetto difensivo asiatico era formato da calciatori con questo cognome: oltre al più celebre Min-jae, abbiamo potuto conoscere il portiere Seung-gyu, e i difensori Jin-su, Moon-hwan e Young-gwon. All’appello è mancato solo Tae-hwan. Ma chissà che non possa arrivare anche il suo momento nelle prossime giornate… per la gioia dei telecronisti di tutto il mondo.

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Troppi Kim ai Mondiali? C’è una spiegazione

In difesa della difesa total-Kim arriva però una spiegazione che va ad affondare le radici in quella che è la cultura coreana. A tutto c’è infatti un motivo, anche a questo florilegio di Kim fuoriusciti dal nulla per rendere la vita difficile agli appassionati di calcio di tutto il mondo.

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Kim Corea (LaPresse)

Di Kim infatti in Corea c’è n’è davvero una marea. Su una popolazione di 50 milioni di abitanti, se ne stimano circa 10 milioni. In pratica, un quinto dell’intera nazione porterebbe questo cognome. E non è poi così strano. In Corea sono davvero pochi i cognomi, a differenza di quanto accade da noi, in Occidente. In totale dovrebbero essere circa 300, tra i vari Park, Lee, Jung, Kang e così via.

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Più complessa, invece, la situazione per quel che riguarda i nomi. Questi solitamente sono formati da una o due sillabe. Nel caso di nomi doppi, la prima sillaba identifica la generazione, ed è quindi la stessa tra fratelli e cugini. La seconda arriva invece a definire inequivocabilmente di chi si sta davvero parlando. Insomma, un bel grattacapo che non rende di certo semplice il lavoro per chi ha il dovere di raccontare le gare di questa nazionale. Ma è anche questo il bello dei Mondiali: poter scoprire culture diverse e apprezzarne le peculiarità.

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