C’è modo e modo di allenare. Alcuni preferiscono puntare solo sulla tattica e gli aspetti tecnici, altri considerano più importanti gli aspetti mentali e li curano nei dettagli. Questi ultimi tecnici, molto vicini ai manager all’inglese, possono fare a meno di allenare fino al più piccolo particolare ogni movimento, ma devono saper tenere in mano le redini del gruppo. Si tratta di allenatori come José Mourinho, che su questo ha costruito una carriera, ma che negli ultimi anni sembra aver perso un po’ di colpi, come dimostrato ad esempio dal caso Karsdorp. Un caso che, probabilmente, un altro allenatore, come Davide Nicola, non avrebbe mai fatto esplodere.
Può sembrare incredibile, ma a volte anche il “piccolo” Nicola, oggi allenatore, peraltro anche criticato, della Salernitana, potrebbe dare lezioni al “grande” José Mourinho, lo Special One che vanta più titoli nel suo palmares che partite importanti vinte negli ultimi cinque anni.
Mentre l’allenatore portoghese ha infatti totalmente spaccato uno spogliatoio, quello della Roma, per ben due volte (la prima lo scorso anno, salvo poi ricomporlo, la seconda in questa stagione con il terremoto che ha portato all’allontanamento di Karsdorp), il tecnico piemontese ha dimostrato in più di un’occasione di essere un vero leader, uno in grado di prendersi le sue responsabilità, e spesso anche quelle degli altri.
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Leader: “Capo di un partito, di un movimento d’idee, di un’organizzazione, di un gruppo“. Questa la definizione della Treccani per un concetto che troppo spesso viene svilito. Il leader è un capo, e come tale è responsabile di ciò che accade in un determinato gruppo. Dare le colpe a un proprio sottoposto, come un calciatore, è un atteggiamento da leader? Bisognerebbe chiederlo a un tecnico, come Mourinho, che troppo spesso è stato lodato per delle capacità di leadership che forse ha perso per strada.
Chi invece le ha mantenute e dimostrate è Davide Nicola, un allenatore di campo che ha sempre fatto vedere di avere incredibili capacità di motivatore e, appunto, di leader. Lo dimostra questa incredibile scena accaduta qualche tempo fa, quando era allenatore del Genoa e, pur di difendere un suo giocatore, che aveva evidentemente sbagliato, si prese lui la colpa:
Insomma, che sia stato Behrami o meno, la decisione di Nicola è stata per molti condivisibile. Perché l’educazione dei giocatori, in una squadra di calcio, è compito e responsabilità proprio del tecnico. Ed è questo essere veri leader, è questo, forse, essere grandi allenatori, e non contare i “tituli” vinti in un passato ormai parecchio remoto.
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