In NBA chi sgarra, paga: che stangata per il fuoriclasse dei Nets!

Non ci sono scuse che reggano: se in NBA ti lasci andare a un comportamento scorretto di qualunque tipo, finirai per pagarla, e pagarla cara. Lo ha imparato a sue spese anche Kyrie Irving.

Il perdono non esiste in NBA. Non bastano le scuse più o meno sincere: se sbagli, e sbagli di grosso, paghi. Punto. Non ci sono se e non ci sono ma, che il tuo nome sia Banchero o sia invece Kyrie Irving. Il fuoriclasse dei Brooklyn Nets è finito negli ultimi giorni al centro di una furibonda polemica per aver condiviso sui social il link di un documentario offensivo nei confronti della comunità ebraica. Ed è qualcosa che non si può e non si deve fare.

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Irving (LaPresse)

Se certe tematiche possono anche essere prese alla leggera, promuovere contenuti che contengono idee antisemite è qualcosa di talmente grave da non poter essere cancellato con delle semplici scuse. Per questo motivo, nonostante il dietrofront, tardivo, di Irving, i Nets hanno deciso di punirlo severamente.

Sospensione immediata e per almeno cinque partite, con stipendio trattenuto. La franchigia ha voluto andarci giù duro per far capire che l’incitazione all’odio non può essere accettata in nessun modo. Una decisione dura ma corretta, e che dovrebbe essere presa da esempio anche in Italia, dove invece troppo spesso ci troviamo di fronte a casi di indulgenza che non risolvono i problemi e ne creano anzi di nuovi.

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Irving promuove l’odio razziale nei confronti degli ebrei?

Tutto è cominciato quando il cestista ha condiviso il documentario Hebrews to Negroes: Wake Up Black America, un controverso film in cui si propongono messaggi antisemiti giustificati da teorie assurde, degne della più fervida fantasia di quel geniaccio risibile di Ye (alias Kanye West). Un gesto inaccettabile secondo i Nets, che hanno chiesto le scuse immediate al loro campione, per poi punirlo una volta aver ricevuto il tanto atteso dietrofront.

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Irving Nets (LaPresse)

Il comportamento è stato infatti giudicato “profondamente disturbante” e questo non può essere cancellato, nemmeno di fronte a una spiegazione come quella data dal cestista. Irving ha infatti affermato di non essere d’accordo su tutto ciò che il documentario propone, ma solo con alcune cose, e che avrebbe dovuto specificarlo prima.

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Adesso però il danno è stato fatto, e non può far altro che scusarsi: “La mia reazione è stata emotiva, per essere stato ingiustamente accusato di essere antisemita, quando avrei da subito dovuto concentrarmi sul dolore causato ai miei fratelli e alle mie sorelle di fede ebraica“.

A conclusione del suo post di scuse, il campione ha aggiunto di voler imparare da questa esperienza, auspicandosi di poter essere più compreso in futuro. La buona volontà tutti noi ce la metteremo, ma adesso dovrà come minimo mostrare maggior attenzione e buonsenso.

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