Manchester, Bruno Fernandes: “Ecco perchè in Italia sembravo un brocco”

Bruno Fernandes, centrocampista del Manchester United tra i candidati al Pallone d’Oro del prossimo anno, ha parlato nel corso di un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport spiegando i motivi dei 5 anni in Italia senza espoldere.

Intervista a Bruno Fernandes

Perchè non sono esploso in Italia?
«Ero giovanissimo, dovevo completare la crescita fisica, passavo da un paese all’altro. In Italia non mi sono affermato completamente anche per il ruolo, non è facile giocare in quella posizione in Serie a. La storia di Dybala mi pare illuminante. Tutti si aspettano qualcosa di speciale da lui, ma si è sempre severi nei suoi confronti. Udine mi ha cambiato, poi sono andati via gli allenatori e questo non mi aiutò. Peccato, perché avevo trovato un vero maestro».
Chi?
«Francesco Guidolin. Se avessi trascorso più tempo con lui, forse sarebbe andata diversamente. In ogni caso dico grazei alla Serie A. Sono stato bene, ho vissuto un’esperienza di crescita, mi sono misurato con un calcio al top».
I ricordi più belli?
«Gli esordi con le maglie che ho indossato. Il primo gol in A, al San Paolo, intitolato ora a Maradona e gli amici che ho lasciato in Italia».
La maggior differenza tra calcio inglese e italiano?
«In Premier c’è molta intensità. Il ritmo è elevato. Le piccole hanno qualità e ti fanno soffrire. In Italia la tattica è da università dello sport».
La sua idea sul Milan?
«Sotto certi aspetti, noi e il Milan siamo uguali. Due club dal passato prestigioso, dieci Champions vinte e calciato importanti come Pogba e  Ibrahimovic».
MANCHESTER, ENGLAND – MARCH 07: Bruno Fernandes of Manchester United celebrates scoring the first goal from a penalty during the Premier League match between Manchester City and Manchester United at Etihad Stadium on March 07, 2021 in Manchester, England. Sporting stadiums around the UK remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)
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