Atalanta, Gasperini: “Non sappiamo cosa cazzo fare”

Atalanta, Gasperini: “Non sappiamo cosa cazzo fare”

Ultime Atalanta | Gian Piero Gasperini, tecnico dell’Atalanta, ha parlato al Corriere dello Sport del caos generato a Valencia dal Coronavirus:

«Siamo precipitati in una realtà che sapevamo essere terribile, ma non fino a questo punto. L’evoluzione da domenica è stata impressionante, terribile. Quattro giorni fa era un mondo, lunedì un altro, oggi un altro ancora. Quello che abbiamo visto a Valencia ci ha allontanato dalla nostra realtà Atterriamo lunedì in piena festa, Las Fallas, celebrano l’arrivo della primavera, c’era una baldoria, centocinquantamila persone in piazza, un’atmosfera che non riesco a descriverti. Dirigenti del Levante mi hanno detto che è la festa dell’anno.  Noi li guardavamo come fossero dei pazzi. Poi c’è stata la partita a porte chiuse, la soddisfazione del passaggio ai quarti, tutto è finito non appena abbiamo aperto gli occhi sull’Italia». 

Il tecnico parla delle difficoltà della sua Atalanta

«Oggi non sappiamo cosa cazzo fare, vorremmo andare in campo e fare un po’ di allenamento I ragazzi sono disorientati. Ci dicono di stare in casa, di non uscire, non sarà facile ma ci adeguiamo. Il momento… Come tutti, non abbiamo un’idea del futuro. Solo incertezze. Non si sa nulla se si giocherà in Italia ed in Europa.

 Tra un po’ chiuderanno tutto, le imprese. Viviamo sospesi. Il centro di Zingonia è chiuso, siamo venti più lo staff, vorremmo fare due corse, una partitella. I ragazzi chiedono di trovarsi, ma  troviamoci dove, se non è consentito? Nelle strade ci sono i posti di blocco, la percezione del dramma adesso è completa. La peste, è come la peste. La nostra vita è cambiata, la vita di tutti è cambiata. Il mondo si è rovesciato. L’Italia è avanti di venti giorni rispetto ad altri Paesi, dubito che qualcuno possa azzardare delle previsioni sulla fine di questo incubo. Per quel che ci riguarda, nel giro di poche ore siamo passati dalla gioia all’inimmaginabile.

Sento soltanto le sirene delle ambulanze. State a casa, state in famiglia, non uscite. Noi siamo organizzati. Mi chiedo cosa potrebbe accadere a Roma, a Napoli».

Cosa le ha dato fastidio?

«Le solite banalità sul mondo del calcio, i privilegiati, i grossi guadagni, gli interessi da proteggere. Le parole del politico di turno danno fastidio. Avevo gradito quel passaggio del primo decreto che consentiva al calcio professionistico di proseguire a porte chiuse. Il calcio ha funzione sociale. Ma da stamattina abbiamo ricevuto centinaia di attestati, messaggi di persone che per novanta minuti non hanno pensato che al pallone». 

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