Coronavirus, allarme stadi: “Introduciamo il divieto di sputo”
Coronavirus, emergenza anche negli stadi. Ma cosa dice la scienza?
Fabrizio Pregliasco, virologo all’Università degli Studi di Milano e primario presso l’Ospedale Galeazzi, ha parlato proprio di questo nel corso di un’intervista concessa al Corriere dello Sport:
«Meglio lo stadio all’aperto dei palazzetti dello sport al chiuso. Però è peggio salire su una vagone della metropolitana affollato o su un treno regionale colmo di pendolari».
Sport?
«Gli sport a rischio contagio sono quelli di squadra e di contatto fisico. Uno sportivo in genere ha difese immunitarie molto alte e quindi è protetto.
Tuttavia questo ha una finestra di debolezza che è nelle due ore successive allo sforzo atletico. Due ore durante le quali sarebbe di questi tempi consigliabile starsene tranquilli e da soliQuindi il luogo di maggior rischio diventa lo spogliatoio».
Trasmissione?
«Le goccioline respiratorie più grosse di chi è contagiato e non ha ancora sintomi o pensa di avere un banale raffreddore o un inizio di influenza stagionale da curare con i farmaci da banco o con i rimedi naturali. La trasmissione avviene attraverso le goccioline (droplet) che vengono prodotte e si attaccano su altre mucose così il virus può introdursi nell’organismo e causare la malattia. Quindi se i tifosi in uno stadio all’aperto fossero distribuiti a un metro uno dall’altro, un metro da ogni parte del soggetto, il contagio non potrebbe avvenire. Se poi si puliscono spesso le mani c’è pochissimo rischio.
Certo ci sono i tifosi dei posti superiori che potrebbero sputare. A parte la maleducazione, questo è il periodo in cui il divieto di sputare dovrebbe essere radicalmente diffuso, negli stadi, tra i giocatori in campo, e anche in altri luoghi».