Leonardo Bonucci, difensore della Juventus, ha parlato del tema del bullismo alla Gazzetta dello Sport:
C’è un motivo?
«Sì, un episodio accaduto quando avevo 14 anni di cui non ho mai parlato. Ero a Viterbo, la mia città, e mi sono trovato in una situazione particolare, minacciato da un ragazzo di due anni più grande. Mi ha spinto e mi ha chiesto di dargli quello che avevo in tasca».
Com’è finita?
Chi rischia di diventare un bullo?
«Un bullo secondo me ha qualcosa che manca dentro di sé, fa così perché ha vissuto una situazione di difficoltà. Spero che il libro sia di aiuto anche per chi cerca di violentare fisicamente o psicologicamente un’altra persona».
Consigli?
Figli?
«Bene, abbiamo cominciato a responsabilizzarli, a insegnare il rispetto per il compagno. Il mondo di oggi però è più difficile di quello di 20 anni fa. Io sono fortunato ad avere una moglie con grandi valori, che dedica 24 ore su 24 ai figli. Se sono quello che sono, devo tanto a lei che, testarda com’è, mi ha fatto capire che la mia opinione è importante, perché la discussione è un momento di crescita».
Lo sport quanto può aiutare, in questo senso?
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