I calciatori e il rapporto col sesso che cambia negli anni

Fare il calciatore, il sogno di tutti noi. Soldi, fama, divertimento e donne. Ma un intoppo, a quanto pare, ci sarebbe. La vita di chi gioca a calcio richiede dedizione e sacrificio, cura del corpo, ai limiti con l’ascesi. Neinte alcoolici, cibo sano, ma soprattutto… niente sesso! Lo sappiamo da molti, che prima di un match importante, é severamente vietato sostenere attività… dispendiose. Ma quanto c’è di vero in questa leggenda metropolitana? La consuetudine del mos maiorum della vecchia generazione di addetti ai lavori, è rimasta intatta, o ci si è liberalizzati? Le testimonianze di wags e calciatori, sembrano tendere per la seconda ipotesi. In questa inchiesta ne analizzeremo tutto il processo.

I vecchi tempi

All’alba dei tempi, analizziamo quello che fu il rapporto col sesso nell’Italia di Vittorio Pozzo, due volte consecutivamente campione del mondo, nel 1934 e nel 1938. Gli azzurri, che giocavano in rigorosissima maglia nera, era l’epoca fascista, erano soggetti a regole severissime anche tra le coperte. Niente sesso, niente donne. Il rischio era troppo alto: al Regime, era fondamentale una vittoria tricolore, in merito a consenso e propaganda, e un dispendio extra di energie sarebbe potuto essere fatale. Giuseppe Meazza non era molto d’accordo e infatti, durante i ritiri, lo staff era costretto a pedinarlo e ad intervenire qualora lo si trovasse in locali a luci rosse. Dello stesso parere era Helenio Herrera, che all’Inter faceva la ronda tra le camere nei ritiri. Il campo gli ha dato ragione, perché vinse una Coppa dei Campioni con quella squadra. Interveniamo sulle lancette del tempo e le facciamo girare fino all’estate del 1974, nella quale una liberalissima Olanda arriva fino alla finale dei Mondiali, persa contro la Germania. Gli olandesi, infatti, avevano dato via libera all’ingresso delle mogli nei ritiri. Alcuni osarono dire che quella fu la causa della sconfitta contro i ben più austeri tedeschi dell’ovest. Andando avanti ancora, troviamo il Milan di Sacchi. Niente sesso, fatta un’eccezione: a Gullit serviva, altrimenti non correva. Stesso discorso, lo si può fare per Ronaldinho El Gaucho: fare l’amore metteva allegria, e lo ispirava per giocate sublimi.

I calciatori di oggi e il loro rapporto con il sesso

Cassano, invece, li batteva tutti: a Trigoria aveva un suo sgabuzzino personale, nel quale faceva sesso con le sue affezionatissime tifose. E afferma che il giorno di Roma-Juve 4-0, la miglior partita della sua carriera, era tornato in stanza alle sei del mattino. Al Real invece, le cose andarono storto, perché era “sesso dipendente”. Ai giorni nostri invece, un nostalgico dell’ascesi pare essere Dzemaili. Secondo la sua ex moglie, Erjona, Blerim “preferiva il fai da te”. Di diverso parere, sembra invece essere Kevin Trapp, che, a detta della moglie, fa l’amore cinque giorni su sette. Sabato e domenica, non se ne parla, testa al campo. Non risparmiano neanche i weekend, Bobo Vieri e la sua Costanza Caracciolo, a breve genitori. Ricordiamo le notti folli, di Christian in coppia con Ronaldo, con donne su donne ai tempi dell’Inter. Il Ronaldo di oggi, CR7, di fiamme ne ha avute molte, e altrettante lo hanno descritto come un bomber anche a letto. Così come Marco Borriello, di cui, notizia di questi giorni, sentiamo parlare di un ritorno di fiamma con Belen Rodriguez. Per chiudere il cerchio, concludiamo con una dichiarazione del mister del Milan, Rino Gattuso, che consiglia al suo gioiellino Patrick Cutrone di fare l’amore e di fidanzarsi. Pozzo ed Herrera si rivoltano nella tomba.

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