Il Giappone ha voluto far rumore nel mondo del calcio. Come uno squillo in piena notte. Una notte in cui tutti i colossi si sono addormentati e chi rimane sveglio vuole far festa. I Samurai blu ci sono andati vicini, vicinissimi. La loro poteva essere un’impresa che il mondo intero avrebbe raccontato negli anni. Gli spagnoli, gli argentini, i portoghesi dormivano beatamente cullandosi sugli allori dei trofei passati. E dormiva anche il Belgio. Eppure, tra questi, quelli che sognavano erano solo i giapponesi. Un sogno durato poco, poco più di 70′. Due gol di vantaggio sul Belgio avrebbero fatto sognare chiunque. Chiunque avrebbe creduto nell’impresa, nella svolta. Poi, la furia rossa s’è svegliata.
Gli uomini di Nishino, Ct della Nazionale, ci sono andati veramente molto vicino. Tuttavia, non sono riusciti a tagliare il traguardo dei quarti di finale. Poteva essere record: la prima volta in cui sarebbero riusciti nell’impresa. “È stata davvero una tragedia – ha dichiarato il Ct al termine dell’incontro -. Mi sento devastato, sono molto deluso. I giocatori hanno giocato al meglio delle loro possibilità, abbiamo espresso un buon calcio, ma l’obiettivo era qualificarsi. Non posso quindi definire questa gara un successo. Siamo riusciti a mostrare una mentalità diversa rispetto al passato, ma non è bastato. Abbiamo disputato una prova alla pari degli avversari, la responsabilità della sconfitta è mia e non dei giocatori”.
La sconfitta brucia, questo sì. Era da mettere in conto e sicuramente i ragazzi l’hanno fatto. Nulla però potrebbe mai scalfire i valori intrisi nella cultura giapponese: la cura dei dettagli, l’estrema educazione e soprattutto il rispetto per l’avversario.
Il Giappone ci ha dato una lezione di sport. Di vita, anzi. Una foto pubblicata su Twitter da Priscilla Janssens, coordinatrice generale della FIFA, ha mostrato lo spogliatoio degli orientali al termine della partita. Tutto in ordine, tutto pulito. Come nessuno ci fosse mai entrato prima d’allora. Visibilmente scossi dalla sconfitta, non si sono persi d’animo: i ragazzi si sono rimboccati le maniche ed hanno pulito tutto. Poi, hanno lasciato un biglietto con la scritta: “Grazie”, in russo. Ma non è tutto. Anche i loro tifosi hanno aiutato gli inservienti a pulire gli spalti che hanno occupato. Al termine della partita, la Rostov Arena era praticamente ‘immacolata’. La magia dei Mondiali? Un gesto eclatante? No, semplicemente educazione. Lo sport è questo, prima d’ogni altra cosa.
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