Di Maio e lo stop agli sponsor delle scommesse: alcuni punti da chiarire

Il nuovo Governo, con Di Maio ministro, prevede l’inizio di una lotta alla ludopatia. Effettivamente, si tratta di una battaglia giusta e, considerata la crescita del fenomeno soprattutto in Italia, è normale che il Governo si impegni al fine di contrastarlo. Tuttavia, va ammesso che il divieto assoluto di pubblicità al gioco d’azzardo può sembrare una scelta non proprio ‘azzeccata’. Si tratta di una strategia che Di Maio inserisce nel decreto “Dignità” e può traghettarci in un circolo vizioso che potrebbe provocare ingenti danni.

Come evitare che i minori si avvicinino al mondo delle scommesse sportive?

Se tra un tempo e l’altro di una partita si trasmettono in continuazione pubblicità di bookmaker e quote, beh, è inevitabile: i ragazzini saranno sempre più spinti a giocare o quantomeno a provarci. Sarebbe, forse, il caso di diminuire tutte quelle immagini visive che non possono che influenzare in maniera negativa i ragazzini minori di 18 anni.

Non è così semplice, in quanto spesso la pubblicità può veramente condurre la psicologia delle persone verso scenari che – altrimenti – non avrebbero nemmeno mai conosciuti. Tuttavia, un rimedio dovrà pur esserci. Una strategia che possa allo stesso tempo non alterare le scelte delle persone (soprattutto dei minori) e non provocare danni economici alle imprese.

Il gioco non è solo nelle scommesse sportive

Se molte famiglie finiscono in rovina per le scommesse, forse, la colpa non va attribuita soltanto ai bookmaker e in particolare agli ambienti calcistici. Anche i ‘gratta e vinci’, ad esempio, sono dappertutto. Al centro commerciale, vicino alla cassa. In tabaccheria. Al bar. Insomma, li si vede praticamente ovunque. Bisognerebbe regolare anche molto altro, in effetti. Stesso discorso per i videopoker presenti nei circoli privati: anche lì, qualche limitazione non farebbe mica male, soprattutto per quanto riguarda le puntate ripetute.

Certo, importanti passi in avanti sono stati fatti già con la legge Balduzzi. Per ogni pubblicità al gioco d’azzardo, infatti, deve esserci la scritta del rischio di dipendenza patologica e la percentuale di probabilità di vincita bene in vista. E se si inasprisse un po’ questa legge? Potrebbe già significare un piccolo progresso, no?!

Il divieto assoluto della pubblicità al gioco d’azzardo

Sicuri che con questa mossa si possa guarire di colpo ogni soggetto ludopatico? In molti avrebbero bisogno di ben altro e, molto probabilmente, anche senza pubblicità continuerebbero nel gioco compulsivo. Se, a distanza di anni dall’introduzione della pubblicità al gioco, ci sono persone in situazioni critiche, sarebbe bene che lo Stato intervenisse nel curare le persone che si sono ammalate.

Inoltre, qualcuno ha già pensato ai danni economici di un eventuale divieto assoluto della pubblicità al gioco d’azzardo? Se ci fermiamo un attimo, beh, possiamo renderci conto delle ritorsioni che potrebbero esserci per la stampa e i siti internet di informazione. Così come per le tv come Sky e Mediaset.

Cosa potrebbe accadere?

Semplice. I bookmaker potrebbero decidere di rinunciare alla licenza italiana e tornare ai vecchi .com, servendosi della pubblicità sui tanti siti Internet che non hanno sede in Italia. Ecco che il problema sarebbe comunque aggirato, anche perché gli stessi siti sarebbero comunque consultati dagli italiani quotidianamente. In questo modo, lo Stato perderebbe i soldi delle licenze e allo stesso tempo si favorirebbe il gioco clandestino.

Chissà, forse si potrebbe provare limitare in maniera programmata la pubblicità al gioco d’azzardo e aumentare la tassazione per chi trae ingenti guadagni da queste campagne, per poi destinare il ricavato alla cura dei ludopatici. Una mossa molto più semplice e che potrebbe risolvere molti più problemi di quanti potrebbe crearne il divieto.

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