L’appello di Guarin: “L’Inter è casa mia, fatemi tornare”

Fredy Guarin lancia un appello quasi disperato: “L’Inter è la mia famiglia, riportatemi a casa”. Poche parole, ma che sicuramente vengono dal cuore ed hanno la volontà di arrivare all’orecchio di Piero Ausilio.

La Cina non gli è piaciuta. Chissà, forse ci sono poche donne o si mangia male. Noi de Il calcio ignorante non riusciamo ad ipotizzare altro, anche perché di mezzo c’è un contratto milionario che Fredy ha da poco firmato. Tuttavia, a quanto pare il danaro non è l’unica cosa che conta: “Sarebbe l’ultimo dei problemi, accetterei anche un 1/5 dello stipendio attuale”, dice il calciatore. Un tentativo per tornare a Milano l’ha già fatto in precedenza: “Ne parlai con Ausilio l’anno scorso, nell’estate dell’addio di Mancini. C’era De Boer e parecchia confusione, ma volevo tornare. Purtroppo le condizioni economiche lo impedirono”. Insomma, adesso Fredy ha una gran voglia di tornare. Sarà preso in considerazione?

A qualcuno la Cina non piace…

“Ma no, si esagera. Personalmente, sta andando benissimo. Ho ancora due anni di contratto, la citta è molto bella e mi sento importante. Ci siamo qualificati per la Champions League asiatica e conquistato la Coppa di Cina. Mi manca tanto l’Italia e la nostalgia c’è, ma va bene cosi. Mi creda”.


Nessun pentimento?

“Non mi pento di nulla, la considero coma un’avventura per il mio futuro. Anche se l’Inter è sempre nel mio cuore, per me è una famiglia alla quale resto legatissimo”.

Un’Inter che ora fa parecchia fatica.
“Sono deluso dagli ultimi risultati, come tutti i tifosi. Ma resto fiducioso per la Champions: credo che questa possa essere una stagione diversa dalle ultime, quella della svolta”.

“I tanti cambiamenti incisero. Il rendimento ne risentì e i risultati negativi furono una logica conseguenza. La solidità societaria è fondamentale, quella che prima mancava ma che oggi vedo con il nuovo gruppo. Prima ci chiedevamo chi sarebbe arrivato, come sarebbe stato…”.

Quindi tutti tranquilli con Suning?
“Assolutamente, in Cina è una certezza”.

“L’unico merito di Thohir”: in tanti lo pensano.
“Il presidente ha sempre avuto vari impegni extra-calcio, ma lo ringrazio: mi ha fatto sentire importante in ogni modo trattandomi come la star della squadra. Fu lui a propormi il rinnovo immediatamente dopo la trattativa saltata con la Juventus”.

E che trattativa…
“A chi lo dice! (Sorride, ndr). Ma io volevo rimanere, fu Mazzarri a spingere: puntava su Vucinic ed era pronto a fare a meno di me. La Juventus mi voleva già quando arrivai in Italia (gennaio 2012, ndr), ma avevo fatto la mia scelta. Poi sa, se l’allenatore ti dice chiaramente di andare via inevitabile a quel punto fare valutazioni differenti”.

Moratti ci mise una ‘pezza’.
“Per me è come un padre. Fu decisivo per la mia permanenza, insieme a Zanetti e Cordoba. Ma non posso dimenticare i ragazzi della Curva e la loro manifestazione d’affetto per non farmi andare: resta l’episodio più bello dei miei anni all’Inter, insieme al prima gol in assoluto, contro il Vaslui (play-off Europa League 2012, ndr)”.

E il sinistro nel derby?
“Wow! Quello non è nemmeno da considerare, va oltre tutto!”.

Amaro in bocca?

“Vero, inoltre nell’anno della finale di Champions a Berlino. Ma non ho rimpianti: sono felice di essere rimasto e di aver avuto l’occasione di far chiarezza con questa intervista”.

Cosa intende?
“In quei giorni venivo considerato come un traditore, non fu facile per nessuno: la mia famiglia soffriva, i miei amici soffrivano. E io più di loro. Quanta confusione, per fortuna tutto venne sistemato”.

L’addio fu posticipato di due anni esatti.
“Per il Financial Fair Play. In dirigenza furono chiari: “Tu e Icardi siete gli unici con un valore economico importante, noi abbiamo bisogno di denaro”. Nessuno mi obbligò, ovvio, ma la mia cessione fu importante per le casse. Questo è l’unico aspetto positivo”.

Mancini cercò in ogni modo di trattenerla.
“Un vincente. Grandissimo allenatore e un caro amico”.

Tornerebbe?
“Subito. L’ingaggio sarebbe l’ultimo dei problemi, tornerei accettando anche un 1/5 di quello attuale. Ne parlai con Ausilio l’anno scorso, nell’estate dell’addio di Mancini. C’era De Boer e parecchia confusione, ma volevo tornare. Purtroppo le condizioni economiche lo impedirono”.

Il suo domani sarà ancora cinese?
“Difficile dirlo. Abbiamo rinnovato, ora sono allo Shanghai. Poi vedremo”.

Ultimamente Tevez e Bojinov non hanno speso parole dolci sul livello del torneo.
“Opinioni personali. Io dico che sta crescendo molto e il campionato è competitivo, avvincente. Tante squadre possono puntare al massimo”.

Mondiale definitivamente sfumato?
“Molto difficile, con Pekerman non parlo da tanto. Ma la speranza è l’ultima a morire, io non mollo”.

Chi vince lo scudetto?

“La Juventus resta la favorita, ha la squadra migliore, ma quanto mi piace la grinta di questo Napoli…”.

Non è che sta facendo un pensierino anche all’azzurro?
“Mi cercarono nell’estate 2014, ma fa parte del passato”.

Perché rifiutò?
“Risposta scontata”. Chiude così, con il sorriso. Alludendo a quella voglia di Inter che non è mai passata: “Io sono qui, la strada per Appiano la conosco perfettamente”.

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