La storia di Beiranvand: nomade, senza lavoro e costretto a dormire in strada

Alireza Beiranvand è il portiere dell’Iran che ha sorpreso tutti con una prestazione sicuramente sopra le righe contro la Spagna che si è imposta di misura solo grazie ad una rete fortunosa di Diego Costa. Si è trattato di un semplice rimpallo. Semplice, ma ‘infame’ allo stesso modo. Così l’attaccante spagnolo ha battuto il gigante iraniano classe 1992. Alireza ha un vissuto abbastanza travagliato. E’ diventato, adesso, il portiere che sognava di essere con non pochi sacrifici. Se oggi è riuscito a parare un rigore a Cristiano Ronaldo lo deve solo a sé stesso.

Iran’s goalkeeper Alireza Beiranvand reacts after the Russia 2018 World Cup Group B football match between Iran and Portugal at the Mordovia Arena in Saransk on June 25, 2018. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE – NO MOBILE PUSH ALERTS/DOWNLOADS (Photo credit should read FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Da nomade a portiere della Nazionale

Era solo un bambino, Alireza, e si ritrovava in piccolo paese di mille persone sulle montagne del Loresta, in una famiglia nomade. Doveva diventare un pastore, al massimo. Nel suo destino c’era questo lavoro umile e che forse non piace proprio a tutti. Passava le giornate giocando a calcio e a Dal Paran, ovvero un passatempo che consiste nel lanciare pietre il più lontano possibile. La famiglia era in continuo spostamento: niente era stabile e sicuro nella vita di Alireza. I suoi cercavano continuamente pascoli buoni per gli animali fino a quando a Sarabias, il giovane Beiranvand inizia ad allenarsi con una squadra locale. Cominciò come attaccante, ma poi un giorno fu spedito in porta per sostituire un compagno infortunato.

Il papà gli si oppone, lui scappa

Non sempre i genitori aiutano i figli a rincorrere il proprio sogno. Anzi, per Alireza l’ostacolo più grande da superare era proprio il papà. Un papà che voleva pensasse solo al lavoro anche in maniera drastica come rivelato dallo stesso portiere dell’Iran in un’intervista al The Guardian: “A mio padre non piaceva il calcio preferiva che lavorassi. Una volta mi ha anche strappato i vestiti e i guanti e ho dovuto giocare a mani nude parecchie volte”. Così, dovette prendere una decisione: lasciare tutto e ripartire da un’altra città. Scelse Teheran, la capitale, alla ricerca della fortuna.

Senza lavoro, costretto a dormire in strada

Un colpo di fortuna, finalmente, arrivò. Alireza incontrò sull’autobus il mister di una squadra locale che gli fa una proposta abbastanza allettante: voleva farlo allenare con lui dietro pagamento di circa 200mila toman, poco più di 30 euro. Dovette rinunciare. Il motivo? Non aveva un posto dove vivere e nemmeno un lavoro. Ecco che allora si ritrova costretto a dormire per strada. Dove capitava. Qualche volta anche proprio nei pressi dell’entrata del club dove quell’allenatore gli aveva proposto di giocare. Proprio quel mister decise di dargli una chance: così gli concesse la possibilità di allenarsi con la squadra grazie al sostegno di alcuni compagni di squadra.

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