Jorge Sampaoli, attuale commissario tecnico dell’Argentina, ha il compito di allenare una Seleccion tra le più forti di sempre. Un mi sto di velocità, tecnica, classe, esperienza ma soprattutto voglia di vincere. Leo Messi non è mai riuscito ad incidere fino in fondo con la maglia dell’Albiceleste sulle spalle, portando a casa tre finali perse di seguito. Una brutta botta dal punto di vista emotivo: dopo la sconfitta allo scorso Mondiale contro la Germania, la Pulce pensò di lasciare la nazionale in via definitiva. Il tempo gli ha fatto cambiare idea ed ha trascinato il suo paese fino alla qualificazione al Mondiale di Russia 2018. Il sogno adesso è vincerlo e riportare la coppa a casa dopo l’impresa di Messico ’86 firmata Diego Armando Maradona.
Il Mondiale è una pistola alla tempia
Il campione del Barcellona deve riuscire a non vivere questa competizione come un’ossessione, nonostante sia l’ultimo passo che lo tiene lontano dalla leggenda. Una Coppa del Mondo sarebbe la definitiva consacrazione, al mito di Diego si aggiungerebbe quello di Leo. Il CT Sampaoli ha raccontato in un libro l’atmosfera che si respira durante i ritiri dell’Argentina. Il quotidiano sudamericano Clarin ha anticipato alcune pagine, focus speciale su Lionel Messi: “Il Mondiale è una pistola puntata alla testa del nostro numero 10. Nel caso non dovesse vincere, partirebbe il colpo. Non può sfruttare il proprio talento in maniera serena, pazzesco.
Per me è una grande responsabilità, ma anche un piacere: alleno il calciatore migliore della storia. Da dieci anni Leo si dimostra il migliore al mondo, un calciatore così influenza anche il tuo modo di fare l’allenatore. Chiunque vorrebbe Leo nella propria formazione, anche il Barcellona è quello che è grazie alle sue giocate”.
Nella conferenza stampa prima dell’amichevole con l’Italia, il CT aveva specificato che tutte le sue convocazioni saranno in funzione di Leo Messi. Chiunque non dovesse adattarsi al modulo costruito attorno al numero 10, resterà a casa.