Paok Salonicco, il presidente Savvidis chiede pubblicamente scusa

Il gesto del presidente del Paok Salonicco ha lasciato tutti allibiti. Va bene incavolarsi per l’arbitro che per i tifosi sbaglia sempre, ma arrivare ad una conclusione del genere è veramente fuori da ogni immaginazione. Savvidis, numero uno del Paok Salonicco, è entrato in campo a protestare contro l’arbitro e in un modo abbastanza particolare. In effetti, in tanti hanno detto che il presidente aveva una pistola nella fondina. Sì, avete capito bene, una pistola. Una scena raccapricciante che ci fa chiedere come si possa arrivare a tanto per una semplice partita di calcio. Le immagini hanno subito fatto il giro del web ed hanno scatenato l’indignazione di migliaia di tifosi. Il tutto è accaduto per un gol annullato. E’ stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine per convincerlo a tornare al proprio posto. Insomma, una situazione che ha messo in apprensione tutti i presenti: calciatori compresi.

Il presidente chiede scusa

A due giorni di distanza dal tristissimo episodio che ha causato anche la sospensione del campionato greco e una indagine della federcalcio, il presidente del club si è scusato pubblicamente per l’episodio: “Sono molto dispiaciuto per quello che è successo, chiaramente non avevo il diritto di entrare in campo in quel modo”

Savvidis è uno che ha sempre i riflettori puntati su di sé. In Grecia è molto conosciuto non soltanto nella sfera calcistica, bensì anche in quella politica. E’ un uomo d’affari greco di origini russe nato in Georgia. Ha tanti, ma tanti soldi ed è considerato uno degli uomini più ricchi del Paese.

Il calcio malato che tanto lo fa soffrire

Savvidis ha tutto l’interesse nel far passare il gesto per una cosa di poco conto. Così, ha provato a minimizzare tutto chiedendo umilmente scusa. Stando alle parole del presidente, sarebbe tutta colpa del calcio malato: “Mi scuso con i sostenitori del Paok, con tutti i tifosi greci e con la comunità calcistica internazionale. Credetemi, non era mia intenzione interferire con gli arbitri. Io, la mia famiglia e miei colleghi siamo vittime ed ostaggi di un calcio malato. Sto combattendo e continuerò a farlo, nonostante i continui attacchi, per un calcio pulito e leale”.

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