Il racconto da brividi di Douglas Costa: “Se vinci, muori!”

La storia che ha vissuto Douglas Costa (ex Bayern Monaco e attualmente tra le file della Juventus) mette i brividi. Come si può pensare di dover mettere a rischio la propria vita per una partita di calcio? Beh, il calciatore ci è passato e sicuramente non sarà stata un’esperienza piacevole. L’episodio risale al lontano 2009 quando giocava col Gremio e aveva sfidato il Flamengo. I rossoneri di Botafogo erano in lotta per lo scudetto e una sconfitta avrebbe consegnato il campionato ai rivali storici del Gremio, l’Internacional. Ogni sportivo non potrebbe mai immaginare di trovarsi in una situazione del genere. Tuttavia, la realtà era quella: i dirigenti del club di Douglas Costa avevano fatto intendere chiaramente che in caso di sconfitta del Flamengo, i loro stessi tifosi non avrebbero perdonato l’accaduto ai giocatori: una vera e propria minaccia di morte.

Episodio da brividi

Stando ai racconti dei giocatori che, a distanza di anni, sono riusciti a parlare, l’episodio è avvenuto tra le mura degli spogliatoi della squadra. La società si radunò lì con i calciatori, cosa che accadeva solitamente alla vigilia di partite importanti. Questa volta, però, non per suonare la carica. La dirigenza li avvertì chiaramente: erano padroni del loro destino. Avrebbero potuto vincere e affrontare l’ira degli ultrà oppure perdere e trascorrere giorni sereni.

Parla Douglas Costa

“Mi ricordo che eravamo con la squadra riserve e dopo i primi 45 minuti contro il Flamengo avevamo segnato un gol ed eravamo sull’1-1. Nella ripresa arrivò la notizia che i rivali storici dell’Internacional erano vicini alla conquista del Brasilerao con il gol del vantaggio realizzato all’inizio del secondo tempo”.

Facemmo dei cambi e io facevo dei dribbling da una parte, dall’altra, ma sempre lontano dalla porta – ricorda Douglas in una intervista per il canale YouTube Pilhado – Dovevo giocare per non vincere. Alla fine infatti il Flamengo ci battè per 2-1 e fece esplodere di gioia il Maracanà. Se ci era stato ordinato di perdere? E’ normale che i dirigenti facciano visita in spogliatoio, specie prima di una partita di questa importanza”.

Ci dissero che potevamo fare quello che volevamo, che la responsabilità era nostra. Che se avessimo vinto la gente avrebbe invaso la pista in aeroporto e non saremmo potuti partire. Che i tifosi del Gremio avrebbe voluto ucciderci. Sarebbe stato una macchia per la storia del Gremio: dare il titolo all’Internacional. Andò bene così. Se avessimo battuto il Flamengo, saremmo morti“.

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